Recentemente il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha lanciato la proposta di abolizione tasse universitarie. La notizia ha del clamoroso, anche se non si tratta di qualcosa di rivoluzionario, scopriamo insieme il perché!
Abolizione tasse universitarie: Italia tra i Paesi più cari
L’Italia risulta ancor oggi tra i Paesi dove le tasse universitarie risultano tra le più care.
Dovendo immaginare la loro abolizione ci inizieremo ad allineare al sistema di tassazione previsto nella maggior parte delle nazioni dell’UE.
Secondo l’ultimo rapporto Eurydice, l’Italia è tra gli otto Paesi con le tasse più alte, tra i mille e i tremila euro di media. Oltre il 90% degli studenti è costretto a versare qualcosa alle università e solo il 9% accede a qualche forma di borsa di studio.
Abolizione tasse universitarie: l’esempio della Germania
In Germania si è arrivati alla totale abolizione tasse universitarie: infatti l’università è a costo zero per tutti, a meno che non si finisca fuori corso.
Nei Paesi scandinavi, come Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca, non viene applicata alcuna forma di tassazione a tutti gli studenti comunitari, così come l’Austria.
Diritto allo studio e abolizione tasse universitarie
Gli atenei italiani prevedono alcune forme di agevolazione, come per coloro che ottengono 100 alla maturità oppure in base all’ISEE, quando è basso viene richiesta una somma minima.
Da quest’anno però è in vigore la “no tax area“, che prevede l’esonero totale dal pagamento delle tasse universitarie per quegli studenti con ISEE pari o inferiore a 13mila euro.
Student act
Nel caso in cui l’ISEE superi i 13mila euro ma è al di sotto dei 30mila, la cifra da pagare non potrà superare il 7% della differenza tra l’indicatore e i 13mila euro.
A questo vanno aggiunti gli ammortizzatori sociali come le borse di studio.
Già oggi uno studente su tre rientra nella no tax area, quindi ci stiamo man mano avvicinando alla quasi totale abolizione tasse universitarie.